12.04.2009

Eppure sentire


Credo che tutti almeno una volta abbiamo pensato a quale dei nostri cinque sensi non potremmo mai rinunciare, se dovessimo trovarci nella condizione di dover scegliere. Posso sbagliare, ma credo di non allontanarmi troppo dalla communis opinio se dico che una buona percentuale sceglierebbe la vista. E' naturale: vedere il mondo che ci circonda sembra una condizione essenziale e imprescindibile per conoscerlo; senza la possibilità di percepire i colori e le forme, tutto ci potrebbe sembrare attutito, appannato. Inutile.
Ebbene, non voglio ora che la mia sembri un'apologia, ma sempre più mi rendo conto di quanto anche ciò che udiamo possa aprirci una finestra sul mondo in cui viviamo.
Rifletto sui rumori che da sempre mi sono familiari, e che anche se lontani, sento ancora come se fossero qui. La sedia della cucina, trascinata lungo il pavimento ('ragazzi, sollevatele le sedie, non trascinatele...' ah, ricordi di scuola): mia madre finisce di fare colazione e si prepara ad andare al lavoro. 'Clic', la porta del corridoio si apre, è mattina, un forte 'purrr' mi fa capire che uno dei miei gatti si è intrufolato nelle camere, in genere la mia. E' ora di alzarsi. Solitamente in questo momento un altro senso viene sollecitato fortemente dallo aroma del caffè, ma ora stiamo celebrando l'udito, e l'olfatto dovrà aspettare un'altra occasione.
Il leggero rombo del motore della macchina di mio padre, di ritorno dal lavoro. Il cigolio della porta del garage, da cui comincio a contare i minuti esatti che lui impiegherà a raggiungere la porta.
E' notte, i passi felpati di mio fratello di ritorno dalla sua uscita serale. E' molto silenzioso, e questo suono seppur familiare non è ricorrente nella mia percezione. Certamente lo è in quella di mia madre.

Paese nuovo, casa nuova, suoni nuovi. L'udito diventa uno strumento di conoscenza. Dalla mia camera al secondo piano, anche con la porta chiusa (cari occhi, vedete che tutto non potete) seguo perfettamente tutto quello che succede attorno a me. Be' quasi. 'Clac', il rumore metallico della porta d'ingresso segnala le entrate e le uscite da casa: quando è prolungato e affaticato, capisco che si tratta dei tizi delle pulizie che entrano con tutti i loro attrezzi da lavoro. Contando i secondi che passano dal primo al secondo clac, capisco se chi è entrato procede diretto al piano terra, oppure sale rapidamente le scale (tum-tum-tum-tum). Passi felpati? Ali o Duncan, che spesso girano scalzi per casa. Certo, se però vengono da fuori, si spera che siano dotati di scarpe. Hum. In ogni caso, so che se si tratta di loro, la prossima tappa è il bagno (le loro camere sono infatti al piano terra). Un deciso rumore di tacchi? Allora probabilmente si tratterà di una delle ragazze, comprensibile anche perché loro pure abitano al secondo piano.
'Clic-clac'. Una ridicola cordina che altro non è se non l'interruttore della luce nei due bagni. A cui segue immediatamente l'altro clac della serratura che si chiude. Sugli altri rumori credo posso sorvolare...certo essendo la mia camera attaccata al bagno, nessuno meglio di me conosce i miei coinquilini....
Ma torniamo alle porte, elemento interessante di questa casa datata. Si crea sempre un'interessante combinazione di suoni quando contemporaneamente si chiude la porta della cucina per aprire quella del corridoio al piano terra. Bang una, bong l'altra...un concerto constante che si ripete innumerevoli volte durante la giornata. Pretty annoying, to be honest.
Un tintinnio di chiavi fuori dalla porta. Ah Simona è tornata. Un dolce suono di sax sale dalla camera di Victoria. Le note familiari suonano ogni volta più sicure. Brava Vic, stai migliorando notevolmente!
Una musica non altrettanto rilassante proviene dal bagno di fronte. Ah, Ali è sotto la doccia.
'Grrrrrr', gracchia il campanello di casa (ebbene sì, abbiamo due brutte imitazioni di bagno, una cucina divorata dall'umidità, ma certamente non possiamo non avere un campanello): sarà arrivato qualche amico di Duncan. Oppure qualcuno di noi che ha dimenticato la propria card per entrare in casa, e prega che ci sia qualcuno ad aprile la porta. Normale.
Una bella sensazione, conoscere tanti piccoli rumori che diventano grandi certezze nella nostra esistenza. Sono piccole e costanti conferme che ci rassicurano, ci fanno pensare che teniamo in pugno il mondo in cui viviamo. Quando si aggiunge un suono nuovo, stiamo in allerta finché non diventa familiare anch'esso.
Siamo ancora così convinti che sia la vista il senso più importante??
Aspetto di sentire la vostra opinione.

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